giovedì 18 aprile 2013

economia del Tao


Serge Latouche, teorico della decrescita (downgrade controllato di sistema), pone delle questioni radicali su una delle «invenzioni» cruciali della modernità: come si è formato il nostro «immaginario economico», la nostra visione economica del mondo? Perché oggi vediamo il mondo attraverso i prismi dell’utilità, del lavoro, della concorrenza, della crescita illimitata? Che cosa ha portato l’Occidente a inventare il valore produttività, il valore denaro, il valore competizione, e a costruire un mondo in cui nulla ha più valore, e tutto ha un prezzo?
Si ritorna qui alle origini di questa economia, che i primi economisti definivano la “scienza sinistra”, e articolando la sua argomentazione in una prospettiva storico-filosofica, mostra come si è plasmata la nostra ossessione utilitarista e quantitativa.
- Anche un bambino di cinque anni può capire facilmente che una crescita infinita è incompatibile con un pianeta finito. Soltanto una fede tenace e irrazionale nel progresso può spiegare il fatto che gli economisti e i loro adepti continuino a non capirlo.

- Noi rifutiamo l'idea di una essenza o di una sostanza, in altre parole di un universale "economia". L'economia è, in quanto tale, una costruzione culturale e storica.

- L'economista inventa l'economia allo stesso modo che l'economia inventa l'economista.

- L'unico senso è fare sempre più denaro, o fare denaro col denaro, senza limiti. E' quello che viene proposto a tutti e che pochi possono realizzare, senza comunque che venga colmata l'anima né dei pochi né dei molti. Forse la cosa aiuta i vincenti a dimenticare la morte, anche se la morte di milioni di perdenti sta lì a ricordare a ogni momento la vanità dell'operazione.


L'intuizione dei limiti fisici della crescita economica risale in parte già a Thomas Maithus (1766-1834), ma trova il suo fondamento scientifico soltanto con Sadi Carnot e la sua seconda legge della termodinamica (1824). In effetti, il fatto che le trasformazioni dell'energia nelle sue diverse forme (calore, movimento ecc.) non siano totalmente reversibili - e che dunque si produca il fenomeno dell'entropia - ha necessariamente delle conseguenze su un'economia fondata su quelle trasformazioni. Tra i pionieri dell'applicazione delle leggi della termodinamica all'economia bisogna segnalare in particolare Sergej Podolinsky, teorico di un'economia basata sull'energia, che tentò di conciliare il socialismo e l'ecologia. Tuttavia, èsoltanto a partire dagli anni settanta che la questione dell'ecologia all'interno dell'economia comincia a essere esaminata a fondo, grazie soprattutto al lavoro del grande studioso ed economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen, a cui va il merito di aver individuato le implicazioni bioeconomiche della legge dell'entropia, già intuite negli anni quaranta e cinquanta da Alfred Lotka, Erwin Schrodinger, Norbert Wiener e Léon Brillouin. Adottando il modello della meccanica classica newtoniana, osserva Georgescu-Roegen, l'economia esclude l'irreversibilità del tempo. In questo modo ignora l'entropia, ovvero l'irreversibilità delle trasformazioni dell'energia e della materia. Viene oscurato per esempio il fatto che i rifiuti e l'inquinamento, pur essendo prodotti dall'attività economica, non rientrano nel processo di produzione così come si è andato determinando. Una volta eliminata la terra da questo processo di produzione, ciò che si è verificato intorno al 1880, si è rotto l'ultimo legame con la natura. Sparito dunque ogni riferimento a un qualsiasi substrato biofisico, la produzione economica, così come è concepita dalla maggioranza dei teorici neoclassici, non appare soggetta ad alcun limite ecologico. Conseguenza: lo spreco irresponsabile delle risorse rare disponibili e la sottoutilizzazione del flusso abbondante di energia solare. Come sostiene Yves Cochet, "la teoria economica neoclassica contemporanea maschera dietro un'eleganza matematica la sua indifferenza alle leggi fondamentali della biologia, della chimica e della fisica, in particolare quelle della termodinamica". Si tratta dunque di un nonsenso ecologico. In sostanza, il processo economico reale, a differenza del modello teorico, non è un processo puramente meccanico e reversibile; essendo di natura entropica, si svolge in una biosfera che funziona all'interno di un tempo unidirezionale.
© Li Wei

Nessun commento:

Posta un commento