martedì 14 agosto 2012

le radici della crisi del Tao

Milan Dobrojevic © ∞, World Beyond Despair
LE RADICI DELLA CRISI ECOLOGICA*

Sommario: Altri hanno fornito testimonianze sui disegni di legge presentati in relazione a problemi specifici di inquinamento e di degradazione ambientale nelle Hawaii. Si spera che il proposto Ufficio per il controllo della qualità dell'ambiente e il Centro per l'ambiente dell'Università delle Hawaii andranno più in là di quest'impostazione ad hoc e studieranno le cause più profonde dell'attuale ondata di disordini ambientali.
Nella mia testimonianza sostengo che queste cause profonde risiedono nell'azione combinata di: a) progresso tecnico; b) aumento della popolazione; c) idee tradizionali (ma sbagliate) sulla natura dell'uomo e sui suoi rapporti con l'ambiente.
La conclusione è che i prossimi cinque o dieci anni saranno un periodo come quello federalista nella storia degli Stati Uniti, durante il quale l'intera strategia della cosa pubblica, dell'istruzione e della tecnica dovrà esser messa in discussione.
Sosteniamo:
1. Che tutti i provvedimenti ad hoc non sono in grado di correggere le più profonde cause delle difficoltà, e, peggio ancora, permettono di solito a quelle cause di rafforzarsi e di allearsi. In medicina alleviare i sintomi senza curare la malattia è ragionevole se e solo se la malattia avrà sicuramente esito mortale oppure guarirà da sé.
La storia del DDT illustra l'errore fondamentale dei provvedimenti ad hoc. Quando fu inventato e usato la prima volta, era anch'esso un provvedimento ad hoc. Nel 1939 si scoprì che si trattava di un insetticida (e chi lo scoprì vinse il premio Nobel). C'era 'bisogno' di insetticidi a) per incrementare la produzione agricola, e b) per proteggere la gente dalla malaria, specialmente le truppe oltremare. In altre parole il DDT era una cura sintomatica per le difficoltà causate dall'aumento della popolazione.
Già nel 1950 gli scienziati avevano capito che il DDT era fortemente tossico per molti altri animali (il noto libro Silent Spring di Rachel Carson fu pubblicato nel 1962 [trad. it. Primavera silenziosa, Feltrinelli, Milano, 1966]).
Ma nel frattempo a) molte industrie si erano impegnate nella produzione del DDT, b) gli insetti contro cui il DDT era diretto stavano immunizzandosi, c) gli animali che normalmente mangiavano quegli insetti andavano incontro allo sterminio, d) la popolazione del globo poteva aumentare grazie al DDT.
In altre parole, il mondo si era assuefatto a quello che era stato un tempo un provvedimento ad hoc, che è, ora lo sappiamo, un pericolo tremendo. Infine, nel 1970 si cominciò a proibire o controllare questa pericolosa sostanza. E ancora non si sa, ad esempio, se la specie umana con la sua alimentazione attuale possa per certo sopravvivere al DDT che già circola nel mondo e che ci resterà per i prossimi vent'anni, anche se se ne sospenderà immediatamente e completamente l'impiego.
È ora ragionevolmente sicuro (da quando si sono scoperte quantità considerevoli di DDT nei pinguini dell'Antartide) che tutti gli uccelli che si cibano di pesci, come pure tutti gli uccelli carnivori migratori e quelli che un tempo mangiavano insetti nocivi, hanno il destino segnato. È probabile che tutti i pesci carnivori [Nota: Per ironia della sorte, accadrà probabilmente che il pesce diventerà tossico per il mercurio che contiene, e non per il DDT (G. Bateson, 1971)] conterranno ben presto troppo DDT per poter essere mangiati dall'uomo e che possano essi stessi estinguersi. È possibile che scompaiano i lombrichi, almeno nelle foreste e in altre aree irrorate, con le conseguenze per le foreste che ciascuno può immaginare. Il plancton d'alto mare (dal quale dipende tutta l'ecologia del nostro pianeta) è, si ritiene, ancora incontaminato.
Questa è la storia della cieca applicazione di un provvedimento ad hoc; e la storia può essere ripetuta per un'altra dozzina di invenzioni.
2. Che la proposta combinazione di enti statali e universitari dovrebbe impegnarsi nella diagnosi, nella comprensione e, se possibile, nell'indicazione di rimedi per i più vasti processi di degradazione sociale e ambientale nel mondo, e dovrebbe tentare di definire la politica delle Hawaii alla luce di questi processi.
3. Che tutte le molte attuali minacce alla sopravvivenza dell'uomo sono riconducibili a tre cause primitive:
a) progresso tecnico;
b) aumento della popolazione;
c) certi errori nel pensiero e negli atteggiamenti della cultura occidentale. I nostri 'valori' sono sbagliati.
Noi riteniamo che tutti e tre questi fattori fondamentali siano condizioni necessarie per la distruzione del nostro mondo. In altre parole, crediamo ottimisticamente che la correzione di uno solo di essi ci darebbe la salvezza.
4. Che questi fattori fondamentali certamente interagiscono. L'aumento della popolazione stimola il progresso tecnico e crea quell'ansia che ci oppone al nostro ambiente come a un nemico; mentre la tecnica da una parte facilita l'aumento demografico e dall'altra rafforza la nostra arroganza, o hybris, nei confronti dell'ambiente naturale.
Il diagramma allegato illustra le interconnessioni. Si osserverà che in questo diagramma ogni angolo è dotato di una freccia oraria, il che denota che esso è di per sé un fenomeno che si auto esalta (o, come dicono gli scienziati, è «autocatalitico»): più numerosa è la popolazione, più rapida è la sua crescita; più perfezionata è la tecnica, maggiore è il numero delle nuove invenzioni; e più crediamo nel nostro 'potere' su un ambiente ostile, più 'potere' ci sembra di possedere e più disprezzabile ci sembra l'ambiente.
Analogamente, gli angoli sono collegati a due a due in senso orario, e così si creano tre sottosistemi autocatalitici.
Il problema che devono affrontare il mondo e le Hawaii è semplicemente come si possa introdurre in questo sistema qualche processo antiorario.
E questo è uno dei problemi fondamentali che dovrebbero affrontare l'Ufficio statale per il controllo della qualità dell'ambiente e il Centro universitario per l'ambiente, ora proposti.
Al momento attuale sembra che l'unico punto d'accesso possibile per !'inversione del processo stia negli atteggiamenti tradizionali verso l'ambiente.
5. Che un ulteriore progresso tecnico non possa ormai essere evitato, ma che esso possa forse essere guidato nelle direzioni opportune, che gli uffici proposti dovrebbero studiare.
6. Che l'esplosione demografica è il più importante problema che il mondo abbia oggi davanti. Fino a quando la popolazione continuerà a crescere, dobbiamo attenderci una continua creazione di nuove minacce alla sopravvivenza, forse al ritmo di una all'anno, fino a raggiungere una definitiva situazione di carestia (che le Hawaii non possono in alcun modo fronteggiare). Non abbiamo alcuna soluzione da proporre qui per l'esplosione demografica, ma osserviamo che ogni soluzione immaginabile è resa difficile o impossibile dal pensiero e dagli atteggiamenti della cultura occidentale.
7. Che la condizione primissima della stabilità ecologica è un equilibrio fra il tasso di natalità e quello di mortalità. Per il bene o per il male, abbiamo interferito nel tasso di mortalità, specialmente mediante il controllo delle malattie più gravi e della mortalità infantile. Sempre, in qualunque sistema vivente (cioè ecologico), ogni squilibrio crescente produce di per sé i fattori che lo limitano, come effetti collaterali della crescita dello squilibrio stesso. Nel caso attuale, cominciamo a vedere alcuni dei modi in cui la natura corregge lo squilibrio - smog, inquinamento, avvelenamento da DDT, rifiuti industriali, carestia, pioggia radioattiva e guerra. Ma lo squilibrio ha raggiunto un punto tale che non si può essere sicuri che la natura non lo corregga in maniera eccessiva.
8. Che le idee che dominano oggi la nostra civiltà risalgono nella loro forma più virulenta alla rivoluzione industriale.
Esse si possono così riassumere:
a) Noi contro l'ambiente.
b) Noi contro altri uomini.
c) È il singolo (o la singola compagnia, o la singola nazione) che conta.
d) Possiamo avere un controllo unilaterale sull'ambiente e dobbiamo sforzarci di raggiungerlo.
e) Viviamo all'interno di una 'frontiera' che si espande all'infinito.
j) Il determinismo economico è cosa ovvia e sensata.
g) La tecnica ci permetterà di attuarlo.
Noi sosteniamo che queste idee si sono semplicemente dimostrate false alla luce delle grandi, ma in definitiva distruttive, conquiste della nostra tecnica negli ultimi centocinquant'anni. Allo stesso modo esse si rivelano false alla luce della moderna storia ecologica. La creatura che la spunta contro il suo ambiente distrugge se stessa.
9. Che atteggiamenti e premesse diversi - altri sistemi di 'valori' umani - hanno retto i rapporti tra l'uomo e il suo ambiente o il suo prossimo in altre civiltà e in altri tempi. In particolare, l'antica civiltà hawaiiana e gli hawaiiani di oggi non danno alcun valore alla hybris occidentale. In altre parole, la nostra non è l'unica maniera di essere uomini: è concepibile che la si possa cambiare.
10. Che questo cambiamento nel nostro modo di pensare è già cominciato - tra gli scienziati e i filosofi, e tra i giovani.
Ma non sono solo i professori capelloni e i giovani capelloni che stanno cambiando il loro modo di pensare. Vi sono anche molte migliaia di uomini d'affari e anche di legislatori che vorrebbero poter cambiare, ma che ritengono che farlo sarebbe pericoloso o contro il 'buon senso'. I cambiamenti continueranno, inevitabili come il progresso tecnico.
11. Che questi cambiamenti di pensiero incideranno sul nostro governo, sulla nostra struttura economica, sui nostri programmi educativi, sul nostro atteggiamento militare, poiché le vecchie premesse sono profondamente radicate in tutti questi aspetti della nostra società.
12. Che nessuno può prevedere quali nuove strutture emergeranno da questi drastici cambiamenti. Speriamo che il periodo di cambiamento possa essere caratterizzato dalla saggezza piuttosto che dalla violenza o dalla paura della violenza. Di fatto, lo scopo ultimo di questo disegno di legge è di render possibile questa transizione.
13. In conclusione, i prossimi cinque o dieci anni saranno paragonabili al periodo federalista nella storia degli Stati Uniti. Nuove filosofie politiche, educative e tecniche devono essere discusse tanto all'interno del governo quanto sulla stampa, e specialmente fra i cittadini più autorevoli. In questi dibattiti, l'Università delle Hawaii e il governo dello Stato potrebbero assumere una posizione guida.

* Questo documento è una testimonianza presentata a nome della Commissione dell'Università delle Hawaii per l'Ecologia e l'Uomo, nel marzo 1970, a una Commissione del Senato delle Hawaii in favore di un disegno di legge (S.B. 1132). Questo disegno di legge proponeva l'istituzione di un Ufficio per il controllo della qualità dell'ambiente presso il governo e di un Centro per l'ambiente presso l'Università delle Hawaii. Il disegno di legge fu approvato.

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