giovedì 3 novembre 2011

Omaggio al doppio Tao


"Certo, avrebbe potuto farlo dopo, in qualsiasi momento, ma l'ordine, come pure si dice del cane, è il miglior amico dell'uomo, anche se, come il cane, ogni tanto morde. Avere un posto per ogni cosa e avere ogni cosa al suo posto è sempre stata una regola d'oro nella famiglie perbene, come pure si è ampiamente dimostrato che eseguire in buon ordine quel che si deve è sempre stata la più solida polizza assicurativa contro i fantasmi del caos."


José de Sousa Saramago (Azinhaga, 16 novembre 1922 – Tías, 18 giugno 2010)
Campo das Cebolas, Lisboa

 L'uomo che è appena entrato nel negozio per noleggiare una videocassetta ha nella sua carta d'identità un nome tutt'altro che comune, di un sapore classico che il tempo ha reso stantio, niente di meno che Tertuliano Máximo Afonso. Il Máximo e l'Afonso, di applicazione più corrente, riesce ancora ad ammetterli, a seconda, però, della disposizione di spirito in cui si trovi, ma il Tertuliano gli pesa come un macigno fin dal primo giorno in cui ha capito che l'infausto nome si prestava a essere pronunciato con un ironia che poteva essere offensiva. È professore di Storia in una scuola media, e la videocassetta gli era stata suggerita da un collega di lavoro che tuttavia non si era dimenticato di preavvisare, Non che si tratti di un capolavoro del cinema, ma potrà intrattenerla per un'ora e mezza. In verità, Tertuliano Máiximo Afonso ha un gran bisogno di stimoli che lo distraggano, vive da solo e si annoia, o, per dirla con la precisione clinica che l'attualità richiede, si è arreso alla temporale debolezza d'animo comunemente nota come depressione. Per avere un'idea chiara del suo caso, basti dire che è stato sposato e non si ricorda di cosa lo abbia portato al matrimonio, ha divorziato e ora non vuole neanche ricordarsi dei motivi per cui si è separato. In compenso, da questa mal riuscita unione non sono nati figli che ora sarebbero li a pretendere gratis il mondo su un vassoio d'argento, ma la dolce Storia, la seria ed educativa cattedra di Storia al cui insegnamento lo hanno chiamato e che potrebbe essere il suo cullante rifugio, la vede ormai da lungo tempo come una fatica senza senso e un inizio senza fine. Per dei temperamenti nostalgici, generalmente fragili, poco flessibili, vivere da soli è un castigo durissimo, ma una tale situazione, bisogna riconoscerlo, ancorché penosa, solo di tanto in tanto sfocia in un dramma convulso, di quelli che ti fanno accapponare la pelle e rizzare i capelli. Ciò che per lo più si vede, al punto di non suscitare ormai sorpresa, è gente che subisce con pazienza il pignolo scrutinio della solitudine, come è avvenuto in passato recente a esempi pubblici, benché non particolarmente notori, e persino, in due casi, dal felice epilogo, quel pittore di ritratti di cui non siamo mai giunti a conoscere altro che l'iniziale del nome, quel medico generico che tornò dall'esilio per morire fra le braccia dell'amata patria, quel revisore di bozze che esautorò una verità per impiantare al suo posto una menzogna, quell'impiegato subalterno dell'anagrafe che faceva sparire certificati di morte, e che rientravano tutti, per casualità o coincidenza, nel sesso maschile, ma nessuno che avesse la sventura di chiamarsi Tertuliano, e questo avrà certo rappresentato per loro un impagabile vantaggio per quanto riguarda i rapporti con il prossimo. Il commesso del negozio, che aveva già preso dallo scaffale la cassetta richiesta, ha inserito nel registro di uscita il titolo del film e la data in cui ci troviamo, e subito dopo ha indicato al noleggiante la riga dove firmare. Tracciata dopo un attimo di esitazione, la firma ha mostrato solo le ultime due parole, Máximo Afonso, senza il Tertuliano, ma, come chi avesse deciso di chiarire in anticipo un fatto che sarebbe potuto diventare motivo di controversia, il cliente, nel momento stesso in cui le scriveva, ha mormorato, Così è più rapido. Non gli è servito a molto l'aver messo le mani avanti, giacché il commesso, mentre trasferiva in una scheda i dati della carta d'identità, ha pronunciato a voce alta l'infelice e vieto nome, per giunta con un tono che persino una creatura innocente avrebbe riconosciuto come intenzionale. Nessuno, crediamo, per quanto scevra da ostacoli sia stata la sua vita, si arrischierà a dire che non gli è mai capitata una vessazione del genere. Benché prima o poi ci si presenti davanti, e si presenta sempre, uno di quegli spiriti forti a cui le debolezze umane, soprattutto quelle supremamente delicate, suscitano risate di scherno, la verità è che certi suoni inarticolati che a volte, senza volerlo, ci escono di bocca non sono altro che gemiti irreprimibili di un dolore antico, come una cicatrice che all'improvviso si fosse fatta risentire. Mentre infila la cassetta nella sua sciupata cartella d'insegnante, Tertuliano Máximo Afonso, con una briosità degna di nota, si sforza di non lasciar trasparire il dispiacere causatogli dalla denuncia gratuita del commesso, ma non ha potuto impedirsi di dire fra sé e sé, sia pur recriminandosi per la bassa ingiustizia del pensiero, che la colpa era del collega, della mania che ha certa gente di dare consigli senza che nessuno glieli abbia chiesti. Tale è il bisogno di scaricare le colpe su qualcosa di distante quando la verità è che ci è mancato il coraggio di affrontare quel che avevamo davanti. Tertuliano Máximo Afonso non sa, non immagina, non può indovinare che il commesso si è già pentito del maleducato sproposito, un altro orecchio, più fino del suo, capace di frantumare le sottili gradazioni di voce con cui si era dichiarato sempre a disposizione in risposta agli alterati saluti di congedo che gli erano stati rivolti, avrebbe consentito di percepire che si era instaurata li, dietro quel bancone, una grande volontà di pace. In definitiva, è benevolo principio mercantile, radicato nell'antichità e comprovato dall'uso dei secoli, che la ragione ce l'ha sempre il cliente, anche nel caso improbabile, ma possibile, che si chiami Tertuliano.

José Saramago delivering his Nobel Lecture, 1998



Mas não queria prender-se porque, então, seria confessar a inutilidade do que vivera. Que ganhara em fazer tão largo rodeio para, afinal, vir dar ao caminho por onde seguiam aqueles que resolutamente quisera deixar? «Queriam-me casado, fútil e tributável?», perguntara o Fernando Pessoa. «É isto o que a vida quer de toda a gente?», perguntava [...]
© José Saramago 2010



"Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio della sezione elettorale quattordici dopo aver chiuso violentemente il parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era servito nell'affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l'auto fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato. Spero di non essere l'ultimo, disse al segretario che lo aspettava qualche passo indietro, al riparo dalle raffiche che, sospinte dal vento, allagavano il pavimento. Manca ancora il suo supplente, ma siamo in orario, tranquillizzò il segretario, Se continua a piovere così sarà una vera impresa se arriveremo tutti, disse il presidente mentre si trasferivano nella sala dove si sarebbe svolta la votazione. Salutò per primi i colleghi di seggio che avrebbero fatto gli scrutatori, poi i rappresentanti di lista e i loro rispettivi supplenti. Usò l'attenzione di adottare per tutti le stesse parole, non lasciando trasparire nel viso né nel tono della voce alcun indizio che consentisse di cogliere le sue personali tendenze politiche e ideologiche. Un presidente, sia pure di una sezione elettorale tanto normale come questa, dovrà regolarsi in tutte le situazioni secondo il più rigoroso senso di indipendenza, o, in altre parole, mantenere le apparenze."

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