mercoledì 17 novembre 2010

il Decalogo del Tao




« Sono sempre riluttante nel sottolineare una qualche caratteristica saliente nel lavoro di un grande regista, questo perché può essere un modo di sminuirne la portata. Ma riguardo questo libro di sceneggiature (Decalogo), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, mi pare che non sia fuori luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le proprie idee piuttosto che semplicemente raccontarle. Esemplificando i concetti attraverso l'azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente seguire un racconto. Riescono in tale compito con una tale abbagliante abilità, che non riesci a renderti coscientemente conto delle idee che si materializzano nella mente fino a che queste non hanno già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore.»
Stanley Kubrick


K.K. era in Francia e stava facendo un provino ad un’attrice che gli racconta questo fatto:
anni prima stava male, era distrutta, a un passo dal suicidio...una mattina esce fuori di casa, a Parigi, e mentre cammina si accorge che dall’altra parte della strada c’è Marcel Marceau, il più grande mimo mai esistito, che se ne stà andando per i fatti suoi...a un tratto Marceau gli getta uno sguardo, solo uno sguardo brevissimo, giusto un istante...lei racconta a Kieslowski che quello sguardo gli ha salvato la vita, non si è più ammazzata solo per quello sguardo...chiaro che uno sguardo di Marceau non è proprio uno sguardo qualunque, però non è questo il punto...



il punto è quello che dice Kieslowski, con cui lei è ben d’accordo, cioè che forse il significato di tutta la vita di Marceau, della sua nascita, del perché è venuto al mondo, era per fare quello sguardo, quell’unico attimo, per salvare quella vita…


Powazki Cemetery, Warsaw

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